- Sinner si sta divertendo davvero nel tennis?
- Come può migliorare le sue performance ascoltando il corpo e prendendosi delle pause?
- Scopri le risposte di una esperta mental coach.
Nicoletta Romanazzi, mental coach di numerosi atleti di vertice, tra cui Marcell Jacobs, vincitore dell’oro olimpico a Tokyo, e Gianluigi Donnarumma, ha seguito con interesse il recente ritiro di Jannik Sinner dalla Finale di Cincinnati. Nonostante si tratti di un evento osservato da molti, l’analisi di Romanazzi va oltre l’apparente: il suo occhio esperto coglie dettagli che passano inosservati ai più.
La fatica nascosta di Sinner
In un’intervista telefonica con ANSA, Romanazzi ha evidenziato che, sebbene sia difficile fare diagnosi a distanza, Sinner potrebbe aver avuto un’influenza intestinale che ha influito sulla sua performance. Tuttavia, secondo la coach, l’aspetto principale da considerare è la stanchezza fisica.
“Dopo Wimbledon, Sinner è stato fermo per un mese, ma è fondamentale capire in che modo si è ripreso. Gli atleti di vertice, come lui, sono spesso soggetti a un allenamento estremo, dove la componente competitiva domina e si allena come se non ci fosse un domani“, ha dichiarato.
Ascoltare il corpo per migliorare le performance
Pur non conoscendo personalmente Sinner, Romanazzi ha sottolineato che il giovane tennista sembra avere una buona gestione della sua mente, ma la vera sfida potrebbe essere l’ascolto del proprio corpo.
“Imparare a ritrovare piacere e riposo nella propria vita è fondamentale. Gli atleti devono capire che ogni tanto è necessario staccare davvero, per rimanere performanti e divertirsi nel loro sport“, ha continuato la mental coach.
Il riposo come parte integrante dell’allenamento
La chiave per ottimizzare le performance atletiche, secondo Nicoletta Romanazzi, sta nell’equilibrio tra la parte mentale e fisica. “Il riposo è altrettanto importante quanto l’allenamento”, ha affermato.
“Quando la parte competitiva è eccessivamente sviluppata, il corpo spesso viene ignorato. Questo porta a un ascolto del corpo pari a zero: se il corpo dà dei segnali, l’atleta non li percepisce, il che può portare a una condizione di esaurimento o ansia“.
I ritmi del corpo umano: l’importanza della pausa
Il corpo umano segue ritmi naturali e precisi, che non vanno ignorati:
“I picchi di energia durano tra i 90 e i 120 minuti, seguiti da una fase di recupero. Se non rispettiamo questa dinamica e forziamo oltre, i successivi picchi saranno sempre più bassi, fino a raggiungere una fase di stanchezza acuta o ansia“.
Secondo Romanazzi, la comprensione di questi cicli permette agli atleti di concedersi pause, come una serata fuori con gli amici o una deviazione dalla dieta, senza compromettere le performance. “In questo modo, gli atleti possono diventare più performanti e, soprattutto, più felici, trovando di nuovo il piacere nel loro sport“, ha concluso.
Il caso di Busà: una lezione di equilibrio
Romanazzi ha portato l’esempio di Busà, medaglia d’oro olimpica nel karate, che un tempo viveva il suo sport con un’ossessione tale da rischiare di abbandonarlo. “Pensava di divertirsi, ma in realtà stava solo spingendo se stesso oltre i limiti. Ora sa prendersi le pause necessarie e continua a praticare il karate con una visione più equilibrata“, ha osservato Romanazzi.
Il divertimento come motore dell’eccellenza
Anche se Jannik Sinner ripete spesso che per lui il tennis è divertimento, la vera domanda è se stia veramente divertendosi. “Si diverte giocando?”, si chiede Romanazzi. La risposta, come sottolinea l’esperienza di Busà, potrebbe risiedere nel trovare il giusto equilibrio tra impegno e riposo, e nell’apprendere a riconoscere i segnali del proprio corpo.
In definitiva, l’approccio mentale e fisico che porta gli atleti a eccellere non può prescindere da un equilibrio che include sia il lavoro intenso che il giusto recupero. Solo così, infatti, si possono mantenere alte le performance e, allo stesso tempo, vivere lo sport con gioia e soddisfazione.