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L’Intelligenza Artificiale promette abbondanza, ma come sarà distribuita?

| 19 Agosto 2025

L’intelligenza artificiale promette abbondanza. Ma chi ne beneficerà davvero? Il futuro del lavoro e del reddito è tutto da decidere.

intelligenza artificiale reddito universale

  • L’AI porterà benessere per tutti?
  • Il lavoro scomparirà?
  • Come sarà distribuita la ricchezza?
  • Reddito o servizi universali?

L’intelligenza artificiale (AI) è la tecnologia che definisce la nostra epoca. Tuttavia, rimane aperta la domanda cruciale: in che modo l’AI plasmerà il nostro futuro? Per i tecno-ottimisti, il suo potenziale è immenso, capace di migliorare la vita umana e di generare abbondanza materiale. Ma cosa succede se, anche a fronte di queste promesse tecnologiche mantenute, i benefici non vengono distribuiti equamente?

Abbondanza e spreco: il paradosso del cibo in Australia

L’economia alimentare australiana offre un esempio concreto di questo dilemma. Secondo dati del governo australiano, ogni anno vengono sprecate circa 7,6 milioni di tonnellate di cibo, pari a 312 kg per persona. Allo stesso tempo, si stima che una persona su otto in Australia viva in insicurezza alimentare, spesso a causa di risorse economiche insufficienti.

Questo scenario solleva una domanda fondamentale: se non siamo in grado di distribuire equamente l’abbondanza attuale, come potremo farlo in un futuro dominato dall’intelligenza artificiale?

L’AI potrebbe mettere in crisi il modello economico attuale

L’attuale modello economico di mercato si basa sulla gestione di risorse scarse per soddisfare bisogni illimitati, come teorizzato dall’economista Lionel Robbins. In questo sistema, la scarsità regola i prezzi, incentiva il lavoro e guida la produzione. Ma cosa accade quando una tecnologia come l’AI promette abbondanza, automatizzando processi e risolvendo problemi che sembravano insormontabili?

L’automazione avanzata potrebbe rendere milioni di lavoratori obsoleti, creando una frattura tra produzione e capacità di spesa. Se non esiste più il lavoro retribuito, come possono funzionare i mercati?

Tecnologia e disoccupazione: non è un binomio inevitabile

La disoccupazione non è solo un effetto della tecnologia. Nei sistemi di mercato, può esserci povertà anche in presenza di risorse abbondanti, come dimostrato dall’economista John Maynard Keynes. Crisi economiche, recessioni e depressioni possono essere generate da fallimenti interni del mercato, lasciando inattivi risorse, lavoratori e impianti produttivi.

automazione lavoro disuguaglianze

Un esempio recente è stato la pandemia da COVID-19. Sebbene causata da un’emergenza sanitaria, ha messo in luce come interventi statali mirati – come l’aumento dei sussidi, l’abolizione dei test di attività e l’alleggerimento dei requisiti di accesso – possano ridurre rapidamente povertà e insicurezza alimentare, anche in un’economia in contrazione.

Reddito di base universale: una risposta all’era dell’AI?

Durante la pandemia, oltre 200 paesi hanno sperimentato trasferimenti diretti di denaro alla popolazione. Questo ha rafforzato l’interesse verso un’idea sempre più discussa: il reddito di base universale (UBI).

Secondo l’Australian Basic Income Lab – una collaborazione tra l’Università di Macquarie, l’Università di Sydney e l’Australian National University – un reddito garantito sufficiente a coprire i bisogni essenziali potrebbe rendere sostenibile la transizione tecnologica, permettendo a tutti di beneficiare del progresso.

Reddito come welfare o come diritto?

Nel dibattito sul reddito di base universale, è cruciale definire di quale tipo di UBI si sta parlando. Alcune versioni del concetto, infatti, non eliminerebbero le disuguaglianze di ricchezza.

La ricercatrice Elise Klein e il professore James Ferguson propongono un approccio diverso: considerare il reddito di base non come welfare, ma come quota legittima di ricchezza collettiva. Secondo loro, i benefici generati da cooperazione sociale e progresso tecnologico sono frutto dell’impegno umano condiviso e dovrebbero essere distribuiti come diritto umano fondamentale, alla stregua delle risorse naturali di un Paese.

Una proposta alternativa: i servizi pubblici universali

Non tutti vedono nel reddito di base la soluzione più efficace. L’autore britannico Aaron Bastani, nel suo libro “Fully Automated Luxury Communism”, immagina un futuro in cui l’automazione e l’AI permettono più tempo libero e una qualità della vita superiore.

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Bastani propone un modello di servizi pubblici universali, anziché trasferimenti in denaro: sanità, istruzione, trasporti, energia e assistenza forniti gratuitamente a tutti. Un sistema che richiederebbe una socializzazione dell’utilizzo delle tecnologie, per rispondere ai bisogni collettivi anziché ai profitti privati.

L’intelligenza artificiale non garantisce l’utopia

Anche nell’ipotesi più ottimista, l’AI da sola non porterà un’utopia. Come avverte Peter Frase, il futuro sarà determinato dalla combinazione tra progresso tecnologico e crisi ambientale. Non solo conterà quanto produrremo, ma soprattutto come decideremo di distribuire ciò che produciamo.

Il rischio è che il potere delle grandi aziende tecnologiche, guidate da miliardari, porti verso una forma di “tecno-feudalesimo”, come descritto da Yanis Varoufakis: un sistema in cui piattaforme digitali e intelligenza artificiale sostituiscono i mercati e la democrazia con nuove forme di autoritarismo.

Possiamo agire già ora

Attendere una sorta di “nirvana tecnologico” significa ignorare le possibilità concrete del presente. Abbiamo già abbastanza risorse per sfamare tutti. Sappiamo come eliminare la povertà. Non serve aspettare l’AI per iniziare a costruire un sistema più equo.